VENERDì 11 SETTEMBRE 2015 | 20.30 | 20′
SABATO 12 SETTEMBRE 2015 | 19.00 | 20′
LA PELANDA | FOYER 1
teatro
Sorry, boys
Dialoghi sulla mascolinità per attrice e teste mozze (primo studio)
di e con Marta Cuscunà
progettazione e realizzazione teste mozze Paola Villani
assistenza alla regia Marco Rogante
disegno luci Claudio “Poldo” Parrino
disegno del suono Alessandro Sdrigotti
co-produzione Centrale Fies, Operaestate Festival
teste gentilmente concesse da Eva Fontana, Ornela Marcon, Anna Quinz, Monica Akihary, Giacomo Raffaelli, Jacopo Cont, Andrea Pizzalis, Christian Ferlaino, Pierpaolo Ferlaino
con il sostegno di Comune di San Vito al Tagliamento Assessorato ai beni e alle attività culturali, Ente Regionale Teatrale del Friuli Venezia Giulia
un ringraziamento alle ragazze e ai ragazzi del Gender and Sexuality Group del Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico
www.martacuscuna.blogspot.it
I generi sessuali sono delle unità (maschi, femmine, gay, lesbiche, transgender, bisex, ecc) che non stanno isolate, ma sono in stretta interdipendenza reciproca.
Visto che i concetti di femminilità e mascolinità fanno sistema (insieme agli altri) e il cambiamento di uno incide su tutti gli altri, non ha senso parlare di donne senza prendere in considerazione come minimo anche gli uomini.
Sorry, boys cerca di mettere a fuoco domande che li riguardano:
Come stanno oggi i giovani maschi? Che uomini adulti si preparano a diventare? Qual’è il modello di mascolinità in cui si riconoscono e a cui aspirano?
Perché, se è vero che una società sbilanciata al maschile inevitabilmente li favorisce, non è altrettanto scontato che quello stesso modello permetta loro di essere uomini felici.
Uomini felici. Forse è anche di questo che hanno bisogno le donne.
Una storia disturbante
Nel 2008 diciotto ragazze di una scuola superiore americana, tutte under 16, rimangono incinte contemporaneamente.
In quell’anno il numero delle ragazze madri della scuola risulta 4 volte superiore alla norma.
Ma la cosa veramente sconvolgente è che sembra che la vicenda non sia frutto di una strana coincidenza ma di un patto segreto. Le 18 ragazze avrebbero deciso di rimanere incinte nello stesso momento per aiutarsi una con l’altra e allevare i bambini tutte insieme, nella stessa casa, in una specie di comune femminile.
Nel giro di pochi mesi, si scatena un vero e proprio scandalo internazionale, l’attenzione viene puntata tutta su di loro: le 18 ragazze – ragazze madri – nel tentativo di vivisezionare, analizzare ed etichettare la loro maternità fuori dagli schemi.
In Sorry, boys invece le ragazze non ci sono. Solo se loro mancano, infatti, lo sguardo può spostarsi sul sistema-ospite in cui questa storia è nata.
Vera o no, mi sono chiesta: dove può mettere radici l’idea di un patto tra ragazze di 16 anni per creare una piccola comunità fatta solo di giovanissime mamme che scelgono di allevare da sole i propri bambini?
Qual’è il contesto sociale adulto, la cellula-ospite, in cui questo progetto virale di maternità ha potuto attecchire, prendere il potere e riprodursi?
Chi sono i giovani padri e perché non vengono considerati adatti a prendere parte al patto? E mentre le ragazze si uniscono e progettano una comunità nuova, i ragazzi dove sono, cosa fanno, cosa pensano?
Teste mozze
Nel nero della scena, due schiere di teste mozze. Appese. Da una parte gli adulti. I genitori, il preside, l’infermiera della scuola. Dall’altra i giovani maschi, i padri adolescenti.
Sono tutti appesi come trofei di caccia, tutti inchiodati con le spalle al muro da una vicenda che li ha trovati impreparati. Potranno sforzarsi di capire le ragioni di un patto di maternità tra adolescenti, ma resteranno sempre con le spalle al muro.
Come le teste della serie fotografca We are beautiful, che il fotografo ventisettenne Antoine Barbot ha realizzato nel 2012 durante il suo internship presso lo studio di Erwin Olaf; e che saranno l’ispirazione da cui partire per progettare e costruire le macchine sceniche di Sorry, boys.
Better man
L’idea di Sorry, boys mi è venuta dopo aver letto questa rifessione di Stefano Ciccone, presidente dell’Associazione Maschile Plurale, sull’origine della violenza maschile: “il tema del cambiamento maschile è controverso e contraddittorio ed è una delle strade che ci possono portare a ragionare sulla violenza, perché questo cambiamento viene socialmente rappresentato in termini tendenzialmente negativi. Da un lato viene visto come un cambiamento obbligato (la rinuncia da parte degli uomini del proprio ruolo e della propria identità a causa dell’indipendenza femminile) e messo sotto la categoria della crisi. Dall’altro il cambiamento maschile è schiacciato nella categoria della “femminilizzazione” (l’uomo che esprime apertamente la sua sensibilità viene spesso additato come effeminato). Non riusciamo a nominare questo cambiamento in senso positivo”.
Sorry, boys è il tentativo di ribaltare questo racconto e trovare nuove forme per comunicare il tema del cambiamento maschile, lasciando intravedere come esso potrebbe aprire per gli uomini nuovi spazi di libertà, una diversa qualità nelle loro relazioni, nella sessualità e nell’immaginario.
Un cambiamento che non sia più difensivo e frustrante ma volto alla conquista di una nuova felicità.
BIOGRAFIA
Marta Cuscunà nasce a Monfalcone, piccola città operaia famosa per il cantiere navale dove si costruiscono le navi da crociera più grandi del mondo, e per il triste primato dei decessi per malattie causate dall’amianto.
Nel 2001 partecipa al laboratorio Fare Teatro, ideato e condotto da Luisa Vermiglio, un’esperienza che univa la ricerca teatrale alla riflessione sulle dinamiche sociali del territorio. Il suo percorso formativo più importante prende avvio grazie a Prima del Teatro: Scuola Europea per l’Arte dell’Attore, dove ha incontrato alcuni grandi maestri del teatro contemporaneo: Joan Baixas, con cui approfondisce i linguaggi del teatro visuale; José Sanchis Sinisterra, grazie a cui inizia a studiare drammaturgia; Christian Burgess, ideatore di un progetto teatrale inedito per attori e musicisti; e molti altri.
Nel 2006 debutta all’estero come attrice professionista in Merma Neverdies, spettacolo con pupazzi di Joan Mirò e regia di Joan Baixas, prodotto da Elsinor-Barcellona in esclusiva per la Tate Modern Gallery di Londra.
Nel 2007 torna in scena in Italia con Indemoniate, spettacolo di Giuliana Musso e Carlo Tolazzi, per la regia di Massimo Somaglino.
Nel maggio del 2009 ricomincia a lavorare in Spagna nello spettacolo Zoé, incocencia criminal, produzione della Compañía Teatre de la Claca di Barcellona, diretta da Joan Baixas.
Nel giugno del 2009 debutta con il progetto inedito È bello vivere liberi! Progetto di teatro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo, di cui è autrice e interprete.
Nel 2011, grazie ad una borsa di studio, partecipa a …Think only this of me… progetto inedito per attori e musicisti della Guildhall School of Music and Drama di Londra, diretto da Christian Burgess.
Nel 2012 debutta con il suo secondo progetto inedito La semplicità ingannata. Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne.
Nel 2013 interpreta Glauce in La città ha fondamenta sopra un misfatto, riscrittura teatrale della Medea di Christa Wolf, scritta e diretta da Giuliana Musso
Dal 2009 fa parte del progetto Fies Factory di Centrale Fies.
PREMI
2009 Premio Scenario per Ustica
2011 Finalista Premio Virginia Reiter come Miglior Attrice Under 35
2012 Menzione D’onore al Premio Eleonora Duse
2012 Premio Last Seen per il miglior spettacolo dell’anno
2013 Premio Citta’ Impresa
2013 Premio Franco Enriquez