La Plaza è una pièce immaginata come una piazza cittadina, e prende avvio da un inquadratura soggettiva: lo sguardo, e pertanto le immagini che si ricevono, sono un materiale inaffidabile in quanto elaborate dalla percezione di una sola persona che in qualche modo la può condividere (o no) con gli spettatori presenti. Il teatro e la piazza sono accomunati dagli stessi meccanismi di narrazione del presente e dagli stessi richiami a una memoria collettiva del passato. La Plaza ritrae la realtà della vita pubblica della città, intesa come luogo di convivenza e nella quale convergono e collidono una molteplicità di espressioni e modi di stare al mondo, forme di vedere e intendere lo spazio in cui ci muoviamo e i corpi con cui esso si condivide.
Ne La Plaza il futuro è inteso come un periodo sconosciuto e imprevedibile, che si concretizza in quanto risultato di situazioni inaspettate. A 17 anni dal suo inizio, il XXI secolo si delinea già molto agitato e conflittuale su scala globale. I giorni sono bipolari: i nostri modi di pensare e gestire noi stessi stanno cambiando in maniera radicale e incontrollabile, eppure, allo stesso tempo, non sta cambiando nulla. Le tensioni tra memoria e immaginazione che ci rendono unici al mondo, creano a loro volta un conflitto perpetuo tra il desiderio e la paura di superare le imperfezioni di ciò che è sconosciuto, inspiegato e, in particolare, deforme. La possibilità di immaginare un futuro inspiegabile si trasforma in una privilegiata condizione di perfezione: un luogo in cui i nemici sono sconfitti, un paradiso raggiungibile solo con la morte.
La Plaza di El Conde de Torrefiel è presentato a Short Theatre 2020 in co-realizzazione con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale e grazie alla collaborazione con Grandi Pianure.